Uno degli aspetti economici più importanti per il lavoratore è il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto.
In che cosa consiste? Si tratta della liquidazione, vale a dire di una somma di denaro che viene accumulata dal lavoratore anno dopo anno nel corso della carriera, e che verrà consegnata al lavoratore una volta che egli abbia terminato il suo rapporto di lavoro con l’azienda. È quindi un vero e proprio tesoretto che può essere anche abbastanza consistente.
Ma oggi come oggi, i lavoratori hanno anche la possibilità di optare che il loro TFR sia destinato ad un fondo di pensione privato, oppure di farselo versare direttamente mese per mese nella busta paga. Inoltre in presenza di uno stato di oggettiva necessità del lavoratore, laddove ricorrano alcuni requisiti, il TFR può anche essere anticipato (ad esempio per gravi e improvvise spese per la salute).
Viene rivalutato, come vedremo, in base ad un coefficiente che fa riferimento all’ISTAT e a dicembre è dovuto l’acconto dell’imposta sostituiva sulla rivalutazione del TFR.
La cosa più importante da sapere a riguardo è come si calcola il TFR: il TFR viene calcolato secondo precise istruzioni poste dalla legge. In primo luogo, per sapere come si calcola il TFR bisogna sapere quale sia lo stipendio.
Dal calcolo del TFR sono però esclusi i compensi occasionali (pensiamo a quelli per una trasferta o ad un premio dell’azienda).
Innanzitutto per procedere al calcolo bisogna dividere la propria retribuzione annua per 13,5. Dalla cifra ottenuta, si deve togliere uno 0,5% che deve andare all’INPS e precisamente al fondo INPS per permettere ai lavoratori di ricevere la liquidazione anche nell’ipotesi che l’azienda dovesse fallire. Quindi, per ogni anno che il lavoratore ha lavorato in azienda, viene ‘tenuta da parte’ una somma pari ad una mensilità circa.
Il numero 13,5 è convenzionalmente stabilito, posto che ci sono alcuni lavoratori che ricevono 13 mensilità ed altri 14.
Il TFR, come abbiamo accennato all’inizio, è sottoposto alla c.d. rivalutazione. In sostanza, ogni anno la somma del TFR viene rivalutata sulla base dell’indice ISTAT, perché possa esser sempre coerente con il costo della vita.
Infatti al TFR deve essere aggiunta una percentuale fissa dell’1,5% di anno in anno, e quindi una componente variabile, che è pari al 75% dell’aumento dei prezzi al consumo (e che quindi è diversa di anno in anno).
Inoltre sulle rivalutazioni dei fondi per il TFR è dovuta anche un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi; bisogna infatti sapere che la quota finanziaria del TFR è soggetta, di anno in anno, ad imposta sostitutiva dell’Irpef.
Il versamento dell’imposta è a carico del datore di lavoro. Esso deve essere effettuato in due rate, con acconto entro il 16 dicembre ed il saldo entro il 16 febbraio dell’anno dopo.
Il versamento dell’imposta sostituiva va effettuato utilizzando il modello F24. Bisogna comunque tenere presente che il versamento dell’imposta non è dovuta per i contribuenti che aderiscono, invece, ad una forma di pensione complementare. In questa ipotesi, il lavoratore è privo del TFR che va versato al fondo della sua pensione.