Molti pensano che le cause della caduta dei capelli, comunemente chiamata calvizia, sia dovuta a fattori e problemi legati alla salute dell’individuo, tuttavia questo non è del tutto vero, infatti il capello ha un suo decorso naturale e quindi un ciclo di vita che va dalla sua nascita alla morte.
Il follicolo pilifero lasciato dal capello morto verrà poi sostituito da un nuovo capello, che dovrà essere di qualità uguale o superiore al precedente, questo significa che è normale trovare capelli nel lavandino dopo essersi fatti uno shampoo o dopo essersi pettinati.
Per comprendere al meglio le cause della calvizie e i fattori che la determinano occorre fare una breve introduzione del normale ciclo di vita di un capello, che va incontro a 4 fasi:
- Fase Metanagen: il capello sta crescendo, ma non è ancora emerso dal cuoio capelluto;
- Fase Anogen: è il periodo di crescita del capello, fase che dura dai 3 ai 5 anni per gli uomini e fino a 7 anni nelle donne. Questo spiega come queste ultime possano avere capelli molto lunghi;
- Fase Catagen: è una fase di stallo che dura mediamente 15 giorni in cui il capello cessa di crescere e di ricevere ogni nutrimento dal follicolo. Il capello in questa fase non cresce e non cade;
- Fase Telogen: è la fase che precede la morte e la perdita del capello, qui cessa ogni attività di crescita e il capello è sostenuto unicamente dal follicolo attendendo la caduta. Questa fase dura all’incirca 120 giorni.
Dopo la caduta del capello, come riporta ilpianosalute.it, passano circa 3 mesi prima della rinascita di uno nuovo e se questo presenta una consistenza o una qualità inferiore al suo predecessore, allora ci troviamo dinanzi ad una forma di alopecia.
Le Principali Cause della Calvizie
Diversi sono i fattori e le cause che provocano la caduta dei capelli e possono essere di origine ereditaria, dovute a forte stress fisico o psicologico, alimentazione sbagliata, farmaci o anche derivanti dallo smog.
Tra le forme più comuni di perdita di capelli vi sono:
- alopecia androgenetica (anche chiamata calvizia comune): è una delle più diffuse forme di calvizia legata a fattori genetici e ormonali. E’ generalmente accompagnata da una produzione eccessiva di sebo, che coopera alla non ricrescita del capello ostruendo il follicolo capillare. Interessa principalmente la zona frontale e superiore del capo.
- telogen effluvium: trattasi di una forma di calvizia copiosa, omogenea e temporanea, generalmente dovuta a situazioni di forte stress o post-parto.
- alopecia areata: si presenta con una caduta di capelli repentina e si manifesta solo in alcune aree del capo;
- alopecia totale: come l’alopecia areata, questa comporta la caduta dei capelli in maniera repentina interessando però tutto il capo.
Classificazione delle calvizie
Le calvizie sono classificate in base alla natura della stessa (ovvero calvizia androgenetica, calvizia stagionale, calvizia psicogena, calvizia areata) e in base all’estensione della calvizia stessa. Per classificare quest’ultima, esistono delle scale creata appositamente, tra le quali si ricordano quelle di Hamilton (1951), di Norwood (1975) e di Ludwig (per le donne).
La classifica di Hamilton, che fu la prima classificazione delle calvizie, fu fatta nel 1951, e fu divisa in cinque stadi a seconda della condizione di sviluppo:
Stadio 1: Nel primo stadio si rivela un arretramento simmetrico a livello fronto – temporale con la possibilità di un arretramento della line afrontale.
Stadio 2: Nel secondo stadio vengono accentuati i segni dello stadio precedente con un lieve arretramento della linea frontale assieme a un diradamento del vertice
Stadio 3: Nel terzo stadio le zone alopeciche anteriore e posteriore confluiscono
Stadio 4: Nel quarto stadio permane una corona di capelli in sede temporo – occipitale, mentre la alopecia è in via definitiva nella zona fronto – parietale e nella zona del vertice
Stadio 5: Nel quinto stadio la situazione è simile a quella dello stadio precedente, ma la corona di capelli residua è nettamente minore
Nel 1975 Norwood riprese questa classifica di Hamilton e la modificò, suddividendo la classificazione della calvizia in sette stadi, suddivisioni che negli anni seguenti furono portati a 12 stadi:
Viene definita calvizia solamente quando si sopraggiunge lo stadio 3 della scala Hamilton, poichè quelle precedenti non sempre degenerano.
La scala Ludwig è invece articolata solamente in tre stadi, e classifica la calvizia femminile:
Stadio 1: piccola diradazione sulla corona e dietro la linea frontale
Stadio 2: diradazione sulla corona più accentuata
Stadio 3: diradazione più accentuata
Lo stadio 3 è rarissimo da vedere in una donna, mentre le calvizie androgenetiche più comuni raggiungono solamente il primo stadio.