Portare un anziano in casa di riposo è sempre una decisione difficile da prendere anche se spesso obbligata, non solo per il dispiacere di un distacco dalla famiglia, ma anche per un problema economico da gestire, in un’epoca in cui gli impegni finanziari si fanno sempre più pressanti.
Sebbene il diritto alla salute sia un principio costituzionale che esprime un diritto alla persona, l’incidenza nel budget famigliare delle cure e dell’assistenza medica può essere anche pesante e impossibile da prendere in considerazione.
Lo Stato viene in aiuto alle famiglie offrendo la possibilità di detrarre fiscalmente spese e costi relative alla retta che viene corrisposta alla casa di riposo.
In tale ottica la Legge della Riforma Sanitaria prevede la gratuità dei servizi elargiti dal Servizio Sanitario Nazionale, ma di ciò, per una serie di cause, non sempre è possibile beneficiarne.
La Legge prevede bonus e deduzioni fiscali per l’assistenza agli anziani per le famiglie che sostengono le spese di ricovero presso strutture assistenziali per anziani: vediamo insieme quali sono le principali tipologie di sgravi fiscali previste.
L’assistenza agli anziani letta “in chiave moderna”
La chiave moderna con cui vengono organizzate e strutturate le case di riposo oggi, prevede l’interazione tra differenti discipline e non più unicamente quella medica: l’assistenza agli anziani in una casa di riposo ha l’obiettivo di combattere il loro senso di solitudine, facendoli sentire al sicuro e protetti.
Questo comporta il pensiero che una retta mensile pagata da una famiglia alla casa di riposo non sia unicamente riferita alle prestazioni mediche e sanitarie.
Per meglio comprendere: se fino a qualche anno fa una retta di 1.200 euro al mese era quasi interamente giustificata da spese medico-sanitarie (70%), oggi un simile importo comprende anche altre attività collaterali, utili allo sviluppo di un programma mirato alla cura della persona, con le spese mediche che riducono l’incidenza (ad esempio 50%).
In pratica la retta si compone di una parte relativa alla quota sanitaria e di una parte che riguarda altro (vitto, alloggio, attività extra). Per poter valutare il beneficio fiscale è opportuno farsi rilasciare dalla struttura assistenziale la specifica annuale dell’incidenza delle spese mediche per l’ospite relativo. Sarà unicamente la quota relativa alla parte medico-sanitaria quella da considerare per il calcolo relativo allo sgravio fiscale, portandola in detrazione o in deduzione, le cui percentuali variano in base allo stato di salute dell’anziano e alla sua percentuale di autosufficienza, alla persona che realmente paga l’importo mensilmente e al fatto che l’anziano sia o meno a carico del soggetto.
Tre tipologie di sgravi fiscali
La Legge identifica tre principali casistiche sulla base delle valutazioni dei parametri appena enunciati.
1) Deducibilità intera della retta. Sono ammessi in questa categoria coloro i quali sono dichiarati invalidi civili, di guerra o di lavoro, oppure sono riconosciuti disabili mediante apposito attestato. Qualora la persona anziana sia a carico di un familiare, anche quest’ultimo può usufruire del beneficio fiscale deducendo il costo della retta della casa di riposo.
2) Detrazione parziale della retta. L’importo della retta è detraibile al 19% relativamente alle spese di competenza sanitaria qualora non vi sia invalidità totale ma la persona non chiaramente autosufficiente nell’autogestirsi in merito alla propria nutrizione e all’espletamento dei propri bisogni, oltre che nel muoversi. La famiglia può avere detrazione solo nel caso in cui abbia in carico l’ospite nella casa di riposo.
3) Detrazione parziale della retta con massimali. Se la persona non presenta disabilità o non è a carico di parenti, famigliari o terzi, la stessa può richiedere lo sgravio del 19% delle spese sanitarie quantificate sulla retta mensile, a patto la quota di calcolo non superi i 2.100 euro annui e qualora il reddito lordo sia inferiore a 40 mila euro.
La Legge ammette quindi diverse possibilità, ma è opportuno informarsi presso il proprio commercialista oppure presso le strutture apposite (ad esempio il CAF) o interpellare le associazioni che si occupano di servizi in materia fiscale e di invalidità.