Tre domande da fare ai propri fornitori se si sta aprendo un negozio di cannabis light

Il business della marijuana light è in vertiginosa crescita: parliamo di oltre 4 milioni di fatturato ogni anno, con 10.000 impiegati, per larghissima parte sotto i 40 anni. Se stai per aprire un negozio di cannabis light dovresti assolutamente tenere a mente queste tre domande da fare ai tuoi fornitori: vediamole insieme!

“Quali sono le certificazioni che può fornirmi sui prodotti che acquisterò?”

Per vendere legalmente marijuana light in Italia è necessario rispettare una breve ma rigorosissima serie di regole. Prima di acquistare una partita di prodotti, puri (infiorescenze, semi, germogli), lavorati (hashish, oli) o derivati (tessuti, incensi, cosmetici) è necessario farsi consegnare tutta la documentazione relativa alle analisi chimiche degli stessi.

 

In particolare si dovrà verificare che:

  • La quota massima di THC presente nel prodotto sia inferiore allo 0,2%. Esiste una deroga a questo limite, fissato comunque a 0,6%, di cui si può approfittare dando comunicazione alle autorità in merito. Scegliere di vendere prodotti con il tasso massimo di THC a 0,6% significa, probabilmente, essere sottoposti ad un maggior numero di controlli: a te la scelta.
  • La quota di CBD presente sia rigorosamente campionata ed espressa sulla confezione. Non esistono limiti legali alla percentuale, ma solamente limiti agronomici e fisici: alcune varietà ne contengono il 10/15%, altre il 20/25%.
  • La varietà di prodotto acquistata sia tra quelle concesse nell’Unione Europea: le liste complete sono facilmente consultabili su siti dedicati della Commissione.

“In che tipo di confezione riceverò i prodotti?”

La confezione in cui si riceveranno i prodotti è fondamentale. E’ necessario che non sia manomettibile e che riporti con assoluta chiarezza le indicazioni sulle quote di THC e CBD, oltre alle istruzioni d’uso e soprattutto alla certificazione europea in tema.

 

Per nessun motivo dovrai modificare la confezione o travasare il prodotto in scatole, bustine o contenitori diversi da quello originale: i controlli si focalizzeranno anche sulla buona e trasparente conservazione dei prodotti, per accertarsi che all’interno dei singoli prodotti non siano presenti sostanze considerate illecite.

“Qual è la filiera di produzione?”

Il tuo fornitore di marijuana light potrebbe essere a sua volta un produttore, cioè un coltivatore o avere in gestione un impianto di produzione di lavorati (oli, compresse, caramelle, dolciumi, stoffe), oppure essere un grossista, cioè un professionista che acquista dai produttori e rivende agli acquirenti e agisce solamente come un intermediario.

 

In entrambi i casi deve essere nota, chiara e tracciabile la filiera di produzione che ha portato la marijuana light negli impianti di lavorazione, poi al tuo negozio. Tutta la documentazione ti deve essere fornita con trasparenza e dovrai conservarla per eventuali controlli futuri: anche in questo caso, dovrai conservarla per almeno 12 mesi, insieme a fatture, scontrini, cartellini e analisi chimiche.